I libri contabili, il carteggio commerciale e le varie scritture private appartenute all’uomo d’affari catalano Joan de Torralba costituiscono il fondo mercantile più importante della Corona d’Aragona in età tardo medievale. Conservate nel fondo Requesens dell’Archivio Nazionale di Catalogna, e già oggetto in passato di alcuni studi pionieristici da parte di Mario del Treppo (quando il fondo era depositato presso l’antica casa dei Gesuiti di Barcellona), queste fonti sono state negli anni più recenti analizzate da un gruppo di ricerca coordinato da María Dolores López e poi approfonditamente studiate nella tesi di dottorato di María Viu Fandos, tesi culminata nella importante monografia intitolata Una gran empresa en el Mediterraneo medieval. La compañía mercantil de Joan Torralba y Juan de Manariello (Barcelona-Zaragoza, 1430-1437), Madrid, CSIC, 2021.
A corredo dei lavori di ricerca, la collana «Mediterraneum» diretta da M.ª Dolores López si prefigge di fornire le edizioni di alcuni dei libri contabili appartenuti al periodo di massima espansione mercantile finanziaria della compagnia Torralba-Manariello. La pubblicazione che qui presentiamo si concentra sulla serie forse più significa dell’archivio aziendale: i quattro libri segreti relativi agli anni 1430-1437. Come spiega chiaramente María Viu Fandos nella sua introduzione, in questo intervallo di tempo la società aveva due sedi operative: la prima a Barcellona e la seconda a Saragozza. Inoltre, disponeva di fattori e agenti commissionari tanto iberici quanto italiani (remunerati in forma mista, parte con salario e parte con provvigioni) che operavano stabilmente in alcune piazze mercantili fondamentali, come Tortosa, Venezia, Genova e Pisa. La compagnia lavorava infatti soprattutto con il mercato dell’Italia centro-settentrionale, che assorbiva ingenti quantità di lana iberica destinata alla manifattura tessile toscana, veneta e lombarda, senza tralasciare il commercio dei cereali e di ogni altro genere di mercanzia. Come tutte le grandi società impegnate nel commercio internazionale, quella dei Torralba e Manariello associava i traffici mercantili con le operazioni finanziarie, maneggiando abitualmente lo strumento della lettera di cambio, investendo nel mercato assicurativo e nel noleggio dei velieri. Da un certo punto di vista, pertanto, la società in questione operava sul modello della compagnia Datini di Catalogna operante tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento.
I libri segreti della società Torralba e Manariello appaiono in larga misura strutturati secondo il modello adottato dalle società d’affari toscane. Tenuti direttamente da Joan de Torralba (in una grafia non molto lontana dalla «scrittura mercantesca» utilizzata a Firenze, Pisa, Siena e Arezzo, come si evince da alcune riproduzioni riportate nel testo), questi registri si configurano come libri di sintesi dell’attività aziendale. Grazie ad essi è possibile studiare quella che Armando Sapori e Federigo Melis definivano la «storia interna» dell’impresa mercantile-bancaria. Oltre ai conti di capitale e a quelli dedicati alla ripartizione degli utili (e delle eventuali perdite), le scritture dei quattro libri segreti registrano (per voci riassuntive) tre tipologie di attività: i movimenti connessi all’impiego delle lettere di cambio e di altri strumenti della finanza internazionale; i costi di transazione legati all’informazione (pagamenti a corrieri di lettere, sensali di cambio e di merci, ecc…), ai trasporti, alle assicurazioni e alle spese di natura fiscale; le compravendite di lana, grano, cereali minori e pelli esportate dalla penisola iberica, e di spezie, carta e manufatti importati dalle città italiane. Quanto agli uomini d’affari che emergono dalle poste contabili, per numero dominano certamente i mercanti della Corona d’Aragona, ma sono tutt’altro che marginali gli italiani (ancora una volta soprattutto toscani).
Da un punto di vista delle tecniche contabili, i libri segreti dei Torralba e Manariello non raggiungono ancora la perfetta partita doppia, anche se ci vanno molto vicino. Il formato delle scritture non è quello «alla veneziana», cioè a sezioni contrapposte, con il dare (deu in catalano) sulla sinistra e l’avere (deig in catalano) sulla destra, cioè secondo il modello che arriva sino ai giorni. I conti dei libri segreti, infatti, possono indifferentemente iniziare con addebiti o con accrediti e solo dopo che sono state elencate tutte le scritture di un determinato segno iniziano quelle di segno opposto. Di conseguenza la cartulazione dei registri non può che essere recto-verso (mentre nei libri «alla veneziana» è sinistra-destra). Ciò nonostante è ben percepibile il grado di avanzamento delle tecniche ragionieristiche, i formulari impiegati riflettono una pratica ormai standardizzata e inoltre bisogna sempre tenere a mente che nell’Europa posta al di fuori del Mediterraneo italo-iberico la capacità di tenere libri di conti era di gran lunga più modesta.
Le fonti pubblicate, dunque, sono di grande interesse, non solo per i contenuti intrinseci, ma anche per la loro struttura formale. Non possiamo pertanto che salutare con soddisfazione questa pregevole edizione, curata da una delle maggiori esperte di mercatura e contabilità dei secoli XIV e XV.